Sapevi che quello del pet anziano è il segmento in più rapida crescita nella popolazione degli animali da compagnia? Eppure, solo il 14% circa dei “senior” viene sottoposto a regolari controlli veterinari. L’assistenza, la qualità della vita e la gestione del dolore, invece, sono estremamente importanti nell’età avanzata.

Quando il cane diventa anziano?

Secondo l’American Animal Hospital Association, l’esistenza del cane può essere suddivisa in 5 fasi (cucciolo, adulto giovane, adulto maturo, anziano, fine vita), ognuna delle quali richiede un diverso approccio di gestione. Il cane si gestisce da anziano quando entra nell’ultimo 25% dell’intera durata della sua vita prevista. In generale, la maggior parte dei cani e dei gatti entra nella mezza età intorno ai 7-8 anni, ma i cani di taglia grande vi entrano 1-2 anni prima.

Ma è vero che un anno canino corrisponde a sette umani?

A sfatare questo mito, un recente studio pubblicato sulla rivista Cell Systems: sebbene siano ancora da svelare tutti gli eventi che governano le fasi della vita, sembrerebbe che a spostare le lancette in tempi diversi nell’uomo e nel cane, sarebbero dei particolari “orologi”. Si tratterebbe di variazioni, sì, ereditabili da una generazione all’altra, ma non in grado di modificare il DNA definitivamente (ecco perché si dicono “epigenetici” e non “genetici”, questi orologi!). A causa di ciò, il cane invecchierebbe più velocemente di noi.

Ma perché non sarebbe più valida la “regola dei 7 anni”? Perché la progressione dell’invecchiamento, a causa di questi fenomeni, non procederebbe più in una maniera lineare: per intenderci, ad ogni anno canino non ne corrisponderebbero sempre sette umani. In questa progressione, che andrà confermata da nuovi studi anche su altre razze, le 8 settimane canine coinciderebbero con i 9 mesi del bambino. La velocità del cane si ridurrebbe strada facendo, per poi tornare a combaciare con la “regola dei 7” in età avanzata, dove un Labrador di 12 anni corrisponderebbe a una persona settantenne (Figura.1).

Intanto, il National Institute of Aging americano ha avviato il Dog Aging Project. Si tratta di un progetto coordinato da atenei universitari, in cui proprietari, medici veterinari, ricercatori e volontari vendono riuniti in una community per realizzare il più ampio studio al mondo, aperto a tutte le razze, sulla longevità canina.

Figura 1. Tratta da Wang et al, 2020

La vecchiaia è una malattia?

Considerata tal quale, assolutamente no. Andando però a determinare un calo delle capacità adattative, l’invecchiamento espone all’insorgenza di diverse patologie (Tabella 1).

Lo scopo dello screening è una valutazione di base (storia clinica, visita, esami di laboratorio) per individuare alterazioni ancora silenti, in una fase della vita in cui prevenzione e tempestività terapeutica possono davvero fare la differenza. La prima forma di prevenzione, dunque, è garantirgli i controlli veterinari: annuali nella “mezza età” (solitamente corrispondente ai 7-8 anni, arriva uno o due anni prima nelle taglie grandi), diventano semestrali in vecchiaia. Da valutarsi, comunque, caso per caso. La visita clinica più accurata, oltre a quella del cucciolo, è proprio quella dell’anziano.

Ed è considerata sempre più rilevante la tua opinione di proprietario! Perciò, oltre a riferire nella “storia” sintomi e comportamenti inusuali (considera che dietro aggressività e isolamento, talvolta c’è solo il dolore), esprimi eventuali preoccupazioni e quelli che a tuo avviso potrebbero essere gli obiettivi da raggiungere, per una migliore qualità di vita del tuo vecchietto. Sarà possibile che il veterinario si serva di sistemi di punteggio standardizzati (ad esempio, per la valutazione del dolore, o per la stadiazione dell’osteoartrite), richiedendoti la compilazione di appositi questionari.

Vaccini e antiparassitari? Ancor più in età avanzata, verranno valutati in relazione allo stile di vita, alla gestione del paziente, ai fattori di rischio dell’area geografica e alle normative. Secondo le Linee Guida WSAVA (World Small Animal Veterinary Association), nel caso delle vaccinazioni contro cimurro, parvovirosi, epatite infettiva (malattie potenzialmente fatali per il pet) la decisione di rivaccinare, o meno, nel cane adulto potrà essere presa anche in base a dei semplici test, che verificheranno la persistenza degli anticorpi specifici.

Quando fare i controlli dal veterinario?

Annuali fino alla “mezza età”, diventano semestrali in vecchiaia; ma la tempistica sarà comunque modulata caso per caso dal medico veterinario di fiducia.

La visita clinica più accurata, oltre a quella del cucciolo, è proprio quella del cane anziano. È considerata sempre molto utile la tua collaborazione di proprietario, non solo rispetto al racconto della storia clinica del cane (anamnesi), ma anche perché potrai aiutare il medico veterinario a valutare la concreta fattibilità degli obiettivi da raggiungere, per poter assicurare una migliore qualità di vita al tuo pet anziano.

Nutrizione, cure dentali e profilassi antiparassitaria, per esempio, andranno garantite e personalizzate per tutta la vita del cane.

E i vaccini?

Si potrà decidere di rivaccinare con i vaccini core (raccomandati) anche sulla base di specifici test per verificare la presenza degli anticorpi, opzione presente anche nelle linee guida internazionali della World Small Animal Veterinary Association. In ogni caso, il tuo medico veterinario valuterà il da farsi in modo da garantire un’adeguata protezione immunitaria al tuo cane anziano.

 

Condizioni e malattie importanti nel cane anziano

Tabella 1. Condizioni e malattie particolarmente importanti nel cane anziano

Modifiche del peso

  • Sovrappeso
  • Obesità

Disturbi ortopedici

Disturbi gastroenterici

  • Malattia infiammatoria intestinale
  • Affezioni dentali
  • Patologie epatobiliari

Disordini endocrini

  • Ipotiroidismo
  • Iperadrenocorticismo
  • Diabete mellito

Alterazioni comportamentali/neurologiche

  • Disturbi del comportamento

Possono essere il primo segno di molte condizioni cliniche, degenerative o dolorose. Attenzione ad atteggiamenti di disorientamento, alle interazioni con le persone, alle alterazioni del ciclo sonno-veglia, al fatto che inizi a espletare i bisogni in casa, ansia, minore reattività e azioni afinalistiche o ripetitive

  • Disfunzione cognitiva

Cambiamenti degenerativi del comportamento come modifiche nel ritmo sonno-veglia, disorientamento, sporcare in casa, alterate interazioni sociali, diminuita recettività agli stimoli e aumento dell’ansia

  • Incontinenza-fecale, urinaria
  • Malattie del midollo spinale
  • Crisi convulsive
  • Neuropatie periferiche

Disturbi del sistema sensoriale

  • Occhio: cheratocongiuntivite secca,* cataratta, malattie della retina
  • Orecchio: sordità

Disturbi urogenitali

  • Malattia renale*
  • Infezioni delle vie urinarie*
  • Urolitiasi (in particolare, calcoli di ossalato di calcio)
  • Patologie uterine e prostatiche

Disturbi cardiovascolari

  • Malattie valvolare,
  • Malattia miocardica,
  • Malattia pericardica
  • Ipertensione*

Disturbi ematopoietici

  • Citopenie
  • Anemie

Disturbi dermatologici

  • Masse cutanee e sottocutanee, tumori*
  • Otite cronica esterna

Disturbi respiratori

  • Rinite cronica
  • Bronchite cronica*
  • Paralisi laringea
  • Collasso tracheale

Alimentazione cane anziano

La vecchiaia non è una malattia, abbiamo detto. Ma è anche vero che l’età avanzata si associa spesso a diverse malattie, che possono portare anche a una riduzione del movimento. Un esempio è quello dell’osteoartrite che, pur insorgendo a ogni età, ha una maggior prevalenza nel pet anziano. Un cane anziano artrosico, muovendosi di meno, consumerà meno energie, tendendo a ingrassare più facilmente.

Una bella silhouette, che tecnicamente corrisponde a un buon indice della condizione corporea (Body Condition Score), contribuisce invece a un invecchiamento sano. Una riduzione del 25% di cibo può aumentare la vita media e rallentare l’insorgenza di malattie croniche del cane. Perciò, segui le indicazioni del medico veterinario e poni particolare attenzione alla dieta del tuo cane anziano, che dovrà essere di qualità, bilanciata e digeribile, nonché mirata all’età e alle eventuali malattie sottostanti.

No al sovrappeso e all’obesità, che rappresenta un fattore peggiorativo anche nei confronti dell’osteoartrite. Il parametro relativo alla perdita di massa muscolare (Mcs, in 4 gradi, da normale a severo), sarà un importante indice della mobilità nel cane anziano: se ti sembra “dimagrito” a livello della muscolatura e noti che si muove di meno, fallo controllare dal medico veterinario. Stabilito il piano di gestione del dolore da OA, ti verranno fornite indicazioni anche sulla dieta del cane, sulla possibilità di altri interventi utili come la fisioterapia e sull’attività fisica, che potrà essere mantenuta costante ma non eccessiva.

Come razionare il cibo nel cane anziano?

La razione dovrebbe essere suddivisa in 2-3 porzioni giornaliere.

Se il tuo cane anziano è anche artrosico

Come riportato dalla World Small Animal Veterinary Association, almeno il 30% dei cani e gatti visitati dal medico veterinario rientra tra gli “anziani”, nei quali il dolore cronico è prevalente, rispetto agli animali d’affezione più giovani.

Il dolore cronico non va semplicemente scambiato con la vecchiaia, bensì va riconosciuto, diagnosticato e trattato, per garantire una buona qualità di vita al tuo cane.

Perciò, se noti non solo zoppia o difficoltà nell’andatura, ma anche cambiamenti nel comportamento abituale del cane, che ti sembra più aggressivo, o meno “felice” e socievole del solito, riferiscilo al medico veterinario: potrebbe trattarsi di dolore cronico, come in caso di osteoartrite.

In seno a un approccio terapeutico combinato (“multimodale”) all’OA, il medico veterinario potrà ricorrere a diversi interventi non farmacologici, come fisioterapia e agopuntura, allo scopo di ridurre i farmaci al dosaggio più basso possibile, soprattutto in cani anziani che possono essere affetti da più malattie sottostanti.

Oltre ai Fans (antinfiammatori non steroidei) e ad altri farmaci contro il dolore (es., oppioidi), il medico veterinario potrà considerare anche mangimi complementari a particolari fini nutrizionali, tra cui quelli che contengono glucosamina e condroitin solfato come il Confis Ultra di Candioli Pharma.

Utili anche gli acidi grassi polinsaturi omega-3 (Epa e Dha) come trattamento aggiuntivo al dolore artrosico, purché somministrati al dosaggio ottimale e nel giusto rapporto; è sempre buona norma verificare che contengano materie prime pure e certificate, come nel caso dell’olio di pesce.

CRISI EPILETTICHE NEL CANE ANZIANO

L’epilessia è un disturbo neurologico caratterizzato dall’improvvisa insorgenza di crisi convulsive incontrollate, con o senza perdita di coscienza, che possono avere carattere ricorrente o sporadico. Le convulsioni sono scatenate da un’anomala attività elettrica, che si genera a livello cerebrale e possono essere:

  • parziali o focali: sono causate da una scarica anomala a livello di una sola area della corteccia cerebrale
  • oppure generalizzate: coinvolgono la corteccia in toto.

 Tra le crisi generalizzate si tende a distinguere tra:

  • crisi di piccolo male, ovvero le così dette assenze, nelle quali il cane mostra alterazioni comportamentali con disorientamento, e può manifestare contratture di singoli distretti muscolari, come ad esempio labbra, singoli arti o palpebre; queste crisi possono essere accompagnate più o meno da perdita di coscienza.
  • crisi tonico-cloniche, invece caratterizzate da sintomi molto evidenti quali spasmi, tremori, scosse, contrazioni muscolari e sintomi neurovegetativi. La crisi può essere preceduta una fase prodromica detta “aura”, caratterizzata da alterazioni comportamentali, nelle quali il cane si mostra ansioso o aggressivo, vocalizza, può cercare il proprietario o nascondersi; segue poi la fase della crisi vera e propria, ovvero la fase ictale, che può durare da poche decine di secondi a 3-4 minuti al massimo e solitamente inizia con un irrigidimento di alcune parti del corpo, a cui segue la caduta su un lato ed iniziano poi contrazioni muscolari tonico cloniche molto forti, pedalage degli arti, emissione di feci, urina e salivazione profusa. Segue poi subito dopo la fase post ictale, che può essere presente o meno ed è caratterizzata da sintomi di alterazioni del comportamento come ansia, paura, aggressività, disorientamento, e sintomi fisici quali vomito, aumento della sete o della fame, aumento dell’urinazione. Poiché la crisi convulsiva può avvenire in assenza del proprietario, spesso quest’ultimo si accorge che il suo cane ha avuto una crisi epilettica proprio da questi segnali postumi.

Le cause di epilessia in generale si dividono in:

  1. Epilessia genetica, ovvero risultante da un difetto genetico, e quindi spesso presente fin dalla giovane età; fanno parte di questo tipo di epilessia le forme che in precedenza venivano definite come idiopatiche o primarie.
  2. Epilessia di origine strutturale metabolica, nella quale le crisi convulsive sono secondarie a patologie strutturali o metaboliche.
  3. Epilessia di origine sconosciuta, che riguarda le forme nelle quali non si riesce ad emettere una diagnosi che giustifichi i sintomi.

Nel cane anziano le forme di più frequente riscontro sono quelle metaboliche e strutturali e quelle di origine sconosciuta. L’epilessia nel cane anziano può avere infatti come causa sottostante una serie di alterazioni metaboliche quali:

  • insufficienza epatica,
  • renale,
  • diabete,
  • ipotiroidismo,
  • altre patologie endocrine,
  • malattie cardiache,
  • gravi infezioni a livello cerebrale,
  • o anche alterazioni strutturali dell’encefalo come neoplasie intracraniche.

Se ti accorgi che il tuo cane anziano mostra segni di crisi convulsive o sei presente durante una crisi, la prima cosa da fare è mettere in salvo l’animale in modo che durante la crisi non possa ferirsi. Le contrazioni e le scosse possono essere molto forti: cerca quindi di spostarlo su una superficie morbida o se è di piccola taglia prendilo in braccio, sempre stando attento, perché a causa dei sintomi neurologici potrebbe non riconoscerti ed aggredirti. Una volta finita la fase ictale, portalo da tuo veterinario, che procederà con una serie di indagini diagnostiche, volte a scoprirne la causa. Questi episodi non sono rari nel cane anziano, ma spesso restano episodi singoli.

Le indagini fondamentali per capire le cause della crisi epilettica sono:

  • l’esame neurologico effettuato da uno specialista,
  • esami del sangue,
  • esame delle urine,
  • visita cardiologica
  • e se necessario, diagnostica di livello superiore, come la TAC o la Risonanza Magnetica, le quali verranno prescritte dal neurologo in base al sospetto diagnostico: in sede di TAC o RM si può anche effettuare un prelievo del liquido cefalo rachidiano per analizzarlo.

 Rivolgiti quindi con celerità e fiducia al tuo veterinario curante, per affrontare insieme questo problema.

SE IL CANE ANZIANO SCIVOLA SUL PAVIMENTO

Molto spesso i cani anziani fanno fatica ad alzarsi dalla cuccia o a sedersi. Una volta che sono riusciti ad alzarsi dopo un periodo di lungo risposo, possono avere difficoltà a camminare normalmente, scivolando sul pavimento. Questa andatura particolare può dipendere da una combinazione di diversi fattori:

  1. osteoartrosi cronica, che provoca dolore cronico al nostro amico, soprattutto dopo aver riposato per molto tempo. Si crea quindi un’andatura anomala che può essere associata ad una sorta di zoppia “a freddo”, ovvero dopo aver tenuto a riposo le articolazioni. Questo è un segno tipico del processo artrosico, che si accompagna all’invecchiamento delle articolazioni. Una volta che il nostro amico è riuscito ad alzarsi, farà molta fatica a camminare, scivolando. Questo accade anche perché gli animali anziani sono meno attivi e tendono a camminare di meno, sia a causa dei dolori articolari, che per una riduzione del loro metabolismo legata all’invecchiamento generale. A causa di questa riduzione del movimento, si può avere una perdita della massa muscolare, che causa a sua volta una riduzione della forza di propulsione durante la deambulazione. Il nostro cane deve quindi fare uno sforzo maggiore sia per alzarsi dalla cuccia che per camminare e può avere un’andatura incerta.
  2. Un’altra causa spesso sottovalutata e poco attenzionata, legata alla riduzione del movimento, è la crescita eccessiva delle unghie: queste normalmente tendono a consumarsi camminando; quando il nostro cane cammina poco, le unghie crescono e non si consumano, dandogli molto fastidio quando appoggia i piedi a terra per camminare. Rivolgiti quindi al tuo veterinario, per un programma specifico atto a migliorare queste condizioni legate all’età geriatrica. In primis potrà prescriverti degli integratori, che mirino a ridurre il dolore articolare migliorando la mobilità; se il tuo cane è talmente anziano e debole, che non riesce proprio a camminare, potresti anche sottoporlo ad una visita fisiatrica e a delle sedute di fisioterapia. Anche l’agopuntura, riducendo il dolore articolare e migliorando lo stato generale del nostro amico, può fare tanto. In ultimo, non dimenticare di chiedere al tuo veterinario o ad un tolettatore esperto di tagliargli le unghie, perché anche questo può contribuire molto a sollevarlo dal disagio.

L’importanza della prevenzione nel cane anziano

Nel cane anziano sono diversi gli aspetti cui porre attenzione… A cominciare da un’opportuna igiene orale, sia con le cure odontoiatriche veterinarie, laddove indicate, che con la profilassi dentale fatta in casa con dei prodotti appositi. Quanto all’ambiente, assicuragliene uno tranquillo in cui riposare. E per dare una sferzata di energia saranno di aiuto dei complessi multivitaminici, purché opportunamente bilanciati.

Per contenere il declino cognitivo, è importante una quotidianità prevedibile e non stressante; potrà essere utile l’arricchimento ambientale con dei giochi di problem solving, ad esempio, per mantenere la mente attiva. Il veterinario, ancor meglio se esperto in comportamento, saprà distinguere tra un semplice calo età-correlato e una vera e propria disfunzione cognitiva.

Rispetto ai farmaci, i FANS (antinfiammatori non steroidei) nel cane non sono risultati indenni da effetti avversi gastrointestinali, renali ed epatici. Perciò, nell’approccio multimodale al dolore da OA, saranno utili degli integratori alimentari formulati per il benessere articolare, contenenti sostanze “condroprotettive” come glucosamina e condroitin solfato. EPA e DHA (acidi grassi polinsaturi) sono essenziali nel pet per la prevenzione di diverse malattie. Non solo cardiovascolari e renali, ma anche gastrointestinali, ortopediche e dermatologiche; rientrano anche nel miglioramento delle funzionalità retinica e immunitaria. In commercio spesso si trovano in prodotti a base di oli di pesce, che però non sono tutti uguali…Verifica che il prodotto sia certificato rispetto al grado di purezza e concentrazione.

In caso di disfunzione epatica, è importante ridurre lo stress ossidativo, con sostanze come la S-adenosilmetionina (SAMe). Un supporto naturale arriva dal Cardo Mariano (Silybum marianum L.), dalla riconosciuta capacità non solo antiossidante ma anche più largamente “epatoprotettiva”.

Figura 2. MCS, da www.wsava.org

Attenzione anche all’intestino! Nell’ultimo decennio, diversi studi hanno evidenziato il rapporto tra disbiosi e altre patologie, non solo enteriche. È stato dimostrato che i microrganismi intestinali e le sostanze da essi prodotte, come l’acido lattico, rientrano nei processi fisiologici dell’intero organismo. Il microbioma influenzerebbe dunque diversi organi, anche a distanza, regolando l’assorbimento e la produzione di vitamine, il passaggio di batteri nel flusso sanguigno, nonché la funzionalità immunitaria. Sono stati sviluppati anche gli innovativi concetti di “asse cervello-intestino” e “asse intestino-rene”.

Infatti la disbiosi intestinale, in corso di malattia renale cronica, causa l’aumento di tossine uremiche, agendo negativamente su immunità e permeabilità intestinale. Un circolo vizioso. L’insufficienza renale cronica, suddivisa in 4 stadi nella classificazione IRIS, è una patologia progressiva che va contrastata, anche mantenendo il benessere della microflora con probiotici sicuri e studiati sul cane, come il Lactobacillus acidophilus. Ma il microbioma non smette mai di stupire e, sebbene occorrano ulteriori conferme, potrebbe essere correlato anche alla degenerazione osteoarticolare. Insomma, sono molteplici i motivi per tutelare il benessere intestinale del tuo cane anziano. A giovarne, sarà l’intero organismo.

Un sondaggio sul cane anziano

È stato somministrato un sondaggio a 986 proprietari di cani e gatti, reclutati con i social media (Heuberger et al, 2016). Circa l’87% degli intervistati riteneva opportuna anche l’eutanasia, in caso di dolore non controllato del pet. La fase del fine vita, il controllo del dolore e la qualità di vita erano tutti temi ritenuti importanti dagli intervistati, che però non apparivano informati sulle opzioni di trattamento, i loro costi e la fattibilità nel lungo termine. È importante che proprietari e medici veterinari collaborino per una gestione ottimale del pet.

Per tenerti aggiornato, ti basterà far seguire il tuo cane anziano dal medico veterinario, che ti informerà su tutte le possibili opzioni di trattamento e pianificherà la gestione ottimale del pet, considerando anche l’età e le patologie correlate. Così potrai assicurargli una buona qualità di vita, anche nella delicata fase della vecchiaia.